Gli Erasmus+ sono progetti finanziati dall'Europa che hanno la doppia finalità di formare giovani (ma non solo) su diverse materie che toccano la pubblica sensibilità e, allo stesso tempo, di creare, nelle nuove generazioni, quel popolo che si riconosce, finalmente, come europeo. Questi progetti prevedono, solitamente, la partecipazione gratuita (con spese di viaggio rimborsate) di chi si candida e viene selezionato in diversi stati appartenenti all'UE, presso un paese ospitante, paese in cui si svolgeranno le attività, in un contesto di costante confronto interculturale.
A chi è rivolto?
I progetti Erasmus+ sono rivolti, solitamente, a giovani partecipanti al di sotto dei 30 anni. Tuttavia, i group leader (gli accompagnatori dei gruppi dei singoli paesi) possono avere qualunque età e prendere parte alle attività allo stesso modo dei partecipanti. Inoltre, esistono progetti senza limiti di età, i training, percorsi di formazione rivolti agli “youth workers”, ovvero coloro che lavorano a contatto con i più giovani.
La mia esperienza in Svezia
La mia esperienza diretta con gli Erasmus+ inizia quando entro in contatto con l'associazione VulcanicaMente Lecce che, dai suoi canali social, dà risonanza al progetto “Burnout Lab”, progetto di un'associazione partner svedese: Well-Being Lab . Il Burnout Lab si svolge in Svezia, in una splendida location sul lago di Uspen, il Friluftsanläggningen Bockaberg. Parto, dunque, da group-leader per i partecipanti italiani e mi immergo in una settimana fatta di natura, tante attività e, soprattutto, tantissima socialità.

Il Burnout Lab
Al centro del progetto c'è la tematica del burnout, uno stato di eccessivo stress che si può manifestare in chiunque, in qualunque contesto, sebbene sia stato individuato, almeno inizialmente, nell'ambito lavorativo. Ma come si riconosce? Come si manifesta? Come si può evitare? Come si può curare? I workshop e le molteplici attività svolte nella “settimana sul lago” aiutano a chiarire il quadro ed a dare una risposta a tutte queste domande.
Le attività
Corpo, mente e spirito sono i destinatari delle attività del Burnout Lab. Pertanto, dagli esercizi di respirazione, volti a creare una profonda connessione con il “qui ed ora”, si passa a meditazioni, ad attività che coinvolgono il corpo ed i suoi movimenti, a workshop in cui gruppi formati da persone di nazionalità diverse, forti delle loro differenze culturali, analizzano e pensano a delle soluzioni per il problema al centro del progetto: per l'appunto, il burnout. Le giornate si vivono in un escalation di emozioni che culminano nel momento della totale apertura nei confronti degli altri, in piccoli gruppi in cui la fiducia e la confidenzialità dominano incontrastate.

La socialità
Probabilmente, la componente più importante di questi progetti è quella che vede al suo centro le interazioni umane. Vivere a stretto contatto con queste nuove conoscenze, per una settimana e molte ore al giorno, condividendo ben di più delle “semplici” attività previste dal progetto, è un'esperienza che, a volte, può sembrare irreale e portare a pensare che
La vita reale non è così
Eppure, è tutto reale. Il “poco” tempo a disposizione velocizza le interazioni portando a saltare gli inutili preamboli che solitamente adottiamo nel relazionarci con gli altri. Il ghiaccio è presto rotto e, complici la splendida location e le intense e profonde attività, ti ritrovi a guardarti intorno e vedere come persone importanti coloro che hai appena conosciuto. Ridi, parli, ti confronti, scherzi e giochi con persone che ti sembra di conoscere da una vita e ti sembra assurdo. Ciò che è assurdo, però, è quell'armatura che tutti vestiamo nella nostra quotidianità, quella corazza che rallenta o impedisce a questo genere di relazioni di aver luogo. Ciò che è assurdo è quella spessa maschera che un po' tutti indossiamo e che ci copre il sorriso, le lacrime, le emozioni.
A ben vedere, a sembrare assurda, quindi, è proprio la vita reale...
Per questo motivo, lasciarsi alle spalle un'esperienza del genere come qualcosa che è successo mentre si sognava sarebbe un gran peccato. Puoi, invece, tenere sempre in mente ciò che è successo e riconoscere a te stesso che, se è successo, è reale e, come tale, può ripetersi. Puoi portare con te piccoli e grandi insegnamenti e scoperte e cambiare la tua vita, da piccole abitudini ad importanti punti di vista. Puoi, ancora, tornare nel tuo paese ed attivarti per favorire quel cambiamento che hai vissuto e far sì che ciò che hai scoperto ed imparato si trasmetta oltre. Puoi far sì che ti restino impresse nella memoria le lacrime di T che rifletteva sul suo modo di essere figlio, il sorriso di K quando ti avvicinavi a parlarle, la luce negli occhi di Z quando suonavi la chitarra per farla cantare, la gratitudine di K quando facevi qualcosa per lei e, ancora, la fuga di W quando, non riuscendo a trattenere le lacrime, andò a cercare un attimo di privacy, le lacrime di molti quando N raccontava la storia della sua difficile infanzia e così via, in un'infinita serie di diapositive che speri non sbiadiranno mai.
Come partecipare
Alla luce di tutte le emozioni di cui ti ho raccontato e considerando il più materialistico (ma democratico) fattore della gratuità dell'esperienza che poi, alla fine, è anche un viaggio, potresti voler partecipare ad uno di questi scambi e fare esperienza diretta di quanto hai letto. Come fare, dunque? Beh, tanto per cominciare, inizia a seguire i canali delle associazioni che ho citato (e linkato) e di associazioni analoghe, iscriviti ai gruppi Facebook sugli “Erasmus+” e segui i canali ufficiali del programma europeo (https://www.erasmusplus.it/). Così facendo, potrai restare aggiornato sui progetti in procinto di partire e, una volta intercettato quello che fa per te, ti basterà seguire le istruzioni per la candidatura ed inoltrarla.
AGGIORNAMENTO: in seguito a questa bellissima esperienza, ho deciso di prendere parte ad altri progetti Erasmus di cui ti racconto qui (Grecia) e qui (Germania).
AGGIORNAMENTO: in seguito a questa bellissima esperienza, ho deciso di prendere parte ad altri progetti Erasmus di cui ti racconto qui (Grecia) e qui (Germania).
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